Avvisi e Calendario 21 aprile 2019

BUONA PASQUA!

Carissimi parrocchiani, Buona Pasqua! Ve lo ripeto con cuore sacerdotale irrorato dalla grazia che scaturisce da questi giorni di fascino e di mistero: Buona Pasqua!

Buona Pasqua ai bambini: sono la vita nuova che fiorisce come a primavera, vicino a Gesù!
Buona Pasqua ai giovani: che accolgono la croce-amica nella sequela impegnativa, ma gioiosa di Gesù!
Buona Pasqua agli adulti perché ritrovino il gusto saporoso di vita cristiana condivisa sotto il soffio dello Spirito!
Buona Pasqua agli anziani perché non perdano il senso di vivere non solo per sé, ma per gli altri che Gesù ci fa’ trovare sul nostro cammino!
Buona Pasqua a TE che stai riscoprendo di essere amato dal Signore e amato di un amore-crocifisso!
Buona Pasqua a CHI è solo, non perda mai la speranza e ricominci fiducioso il cammino alla sequela di Gesù, sorretto dai suoi fratelli!

Gioiamo insieme, Cristo è Risorto per tutti!

don Mauro

 

Gesù è veramente risorto.
Il Risorto dice a Maria di Magdala: ”Va’ dai miei fratelli e di loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”. Con la risurrezione di Gesù diventiamo veramente suoi fratelli perché abbiamo lo stesso rapporto che Lui ha col Padre. Siamo perciò resi capaci di amarci come Lui ci ama. L’amore scambievole dà testimonianza alla Risurrezione perché dove c’è UNITA’ il Risorto è presente, illumina e affascina. Buona Pasqua a tutti, vi accompagno con la preghiera.

don Marco

“Gesù doveva morire per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv. 11,51-52).
La Pasqua di Cristo ci colmi della grazia di essere artigiani dell’unità nelle nostre famiglie e nella nostra Comunità Pastorale. Auguri a tutti

don Casimiro

La Resurrezione di Gesù è "una grande sorpresa" per tutti! Ancora oggi Gesù è vivo, qui e ora!
L'augurio è quello di lasciarci sorprendere e trasmettere la gioia di questo incontro con Lui, lasciamoci "contagiare".

sr Ivana

Al mattino di Pasqua Pietro e Giovanni corsero al sepolcro e lo trovarono vuoto. I due apostoli si avvicinarono, si chinarono per entrare e contemplare il prodigio del “sepolcro vuoto”.
Per vivere questo mistero occorre chinarsi! Solo chi si abbassa comprende la gloria del Risorto!
E’ un augurio che invita tutti ad essere fra chi si abbassa per capire la Gloria di Gesù e seguire la Sua strada.
Buona Pasqua!

sr Savina

"La gioia Pasqua è un evento che sprigiona dal cuore dei credenti la continua esultanza, l'esplosione della gioia, ma è un forte e profondo giorno che richiede anche silenzio per far sbocciare la vita nuova". (Madre Anna Maria Canopi )
Così sia per ciascuno di noi. Buona e Santa Pasqua!

sr Tina

CRISTO HA VINTO LA MORTE!
Con l'augurio che questa Pasqua susciti in noi la voglia di cambiare e rinnovare i nostri rapporti quotidiani.
Auguri di vero cuore!

 sr Lucia

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

20190421_Avvisi

Avvisi e Calendario 14 aprile 2019

LA FEDE GUIDA I PASSI DELLA SPERANZA

La Domenica delle Palme, che precede la Domenica di Pasqua, dà inizio alla Settimana Santa, cioè alla Settimana Autentica! In questo giorno ricordiamo il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme, in sella ad un asino e osannato dalla folla che stende a terra dei mantelli per rendergli onore e lo saluta festosamente, agitando rami di palma e ulivo.
La Liturgia ha inizio sul sagrato della Chiesa dove il sacerdote benedice i rami di ulivo e quindi dà inizio alla processione fin al luogo dove viene poi celebrata l’Eucaristia.
Gesù ha sempre detto: “Io sono il principe della pace. Io vi do la mia pace”. C’è allora una domanda, una grossa domanda che ci poniamo anche noi oggi: merita la nostra fiducia, ma tutta la nostra fiducia, Gesù? E’ Lui la pace che cerchiamo?

Gesù non si lascia montare la testa dal trionfo che gli tributa la povera gente di allora; ha davanti agli occhi il prezzo che pagherà per amare, per dare la pace: la passione e morte sul Calvario.
Sa solo che questo amore, donato fino all'ultima goccia di sangue, è l’unica via che può sconfiggere il male, fino a diventare vittoria e no per una sola volta, per un periodo della storia, per un solo uomo; ma per tutti gli uomini e per sempre! L’amore è la sola forma di vita che si possa offrire all'uomo. Sempre. Forse l’amore, a volte, diventa sacrificio, come quello di Gesù sulla croce: ma è sempre un dare vita che fa germogliare vita. Noi oggi siamo vivi della risurrezione di Gesù.

Gesù sapeva, mentre viaggiava tra due ali di gente in festa, quello a cui andava incontro. Lo attendeva il tradimento di Giuda, la fuga dei discepoli, la solitudine della sua sofferenza, tutta la variegata sequela dei maltrattamenti, fino alla morte in Croce. Il suo era un offrirsi, senza opposizione, alla violenza per sconfiggerla. Per questo ci possiamo affidare a Lui, che si offre come nostra pace. Ma dobbiamo fare il cammino di penitenza e conversione, con Lui. Dobbiamo salire sulla sua croce per conoscere la risurrezione. Sulla croce dobbiamo mettere tutto ciò che è male in noi, senza alcuna resistenza o scusa. Se vogliamo la gioia dobbiamo pure avere il coraggio di crocifiggere ciò che ci fa soffrire.

Anche noi, ben volentieri, oggi, ci accodiamo al corteo in festa nell’accogliere Gesù. Anche noi agitiamo le nostre palme e i nostri ulivi, agitiamo la nostra nostalgia di pace. Poi ci faremo condurre per mano di Gesù nel suo cammino di amore, amore che si fa sacrificio, dono, pace: il Giovedì Santo, Amore che si fa Eucarestia, forma e centro della nostra vita cristiana: l’Amore grande insegnamento da cui prende volto ciò che siamo; l’Amore un pane fatto a pezzi perché nessuno resti senza affetto; l’Amore: che si fa servizio, quel mettersi il grembiule davanti agli altri sempre, qualunque cosa siamo chiamati a fare, ovunque.

Il Venerdì Santo, l’Amore che si fa supremo dono: “non c’è amore più grande di quello che dà la vita”. E la Pasqua che è partecipazione alla Risurrezione, alla vita con Dio per sempre.

don Mauro

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

20190414_Avvisi

Avvisi e Calendario 7 aprile 2019

QUARESIMA TEMPO DI GRAZIA

Il Signore Gesù Cristo ci sta accompagnando alla radiosa sua Pasqua, per farci entrare con Lui nella vivificante sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione. Quaresima è allora “tempo di grazia”!
Alla presenza salvifica di Dio e all'attualità della redenzione di Cristo, che vuole rinnovare i prodigi della sua grazia, deve rispondere la docilità dell’uomo, la sua volontà di conversione. Tutta la Quaresima è per eccellenza il simbolo del “tempo propizio”, del “giorno della salvezza”.
Ma questo tempo di pentimento è insieme e prima ancora, tempo del perdono e celebrazione della misericordia di Dio.

Nella misura in cui il Signore è “pietoso” e “pronto al perdono” e ci interpella rioffrendo la sua amicizia, la Quaresima si propone come “tempo di penitenza”, attraverso propositi di vita austera, di lotta contro lo spirito del male.
Con ripreso impegno ci allontaniamo dai nostri egoismi per progredire nel “dono di sé libero e puro”. Ricomponiamo le relazioni fraterne, i rapporti di giustizia e di carità; traduciamo in concrete espressioni di comunione dei beni i frutti del nostro digiuno, e rendiamo “valido” il perdono di Dio, a nostra volta dimenticando i torti subiti.

Ancora, sull'itinerario dei “quaranta giorni”, proseguendo l’esempio di Cristo e sorretti dalla sua grazia, specialmente digiuniamo!

L’offerta di grazia e le risorse molteplici della misericordia fatte alla Chiesa in questo “tempo sacro”, mentre preparano alcuni che ancora attendono di rinascere (catecumeni), rinnovano i doni del Battesimo in quanti già sono credenti. I sabati e le domeniche quaresimali ambrosiani sono infatti tipicamente contrassegnati dal carattere battesimale”.
Significativi, a questo proposito, i nomi che ricevono le domeniche dalla seconda alla quinta di Quaresima: della Samaritana, di Abramo, del Cieco, e di Lazzaro, evocatrici tutte degli effetti e degli impegni del Sacramento della rinascita.

Agire, allora, nello spirito della Quaresima è tradurre nella nostra vita la “realtà della rigenerazione”! E questo è entrare nel mistero della morte e risurrezione del Signore da cui è venuta la dignità originale dell’uomo.

Se la Quaresima ha questa ricchezza di significato e questa intenzione, appare quanto importi nella Chiesa assumerla con sincerità e con fedeltà, facendo scaturire la contemplazione, il rito, la preghiera nella verità delle opere.

Ci occorre la docilità per ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio, che sola può dare la forza di vincere lo spirito del male e le sue tentazioni. E ci è necessaria la prontezza per accogliere la chiamata alla conversione che con larghezza singolare il Signore ci offre nel “tempo propizio” nel “giorno della salvezza”.
Non si tratta di ripetere un rito, ma di incidere sulla vita e nell’intimo del cuore. Preghiamo, allora, e programmiamo affinché l’esercizio della penitenza e della carità ci allontani dai nostri egoismi.

don Mauro

 

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

 

20190407_Avvisi

Avvisi e Calendario 31 marzo 2019

QUARESIMA: INCONTRO CON LA PERSONA VIVA DI CRISTO

La Quaresima che stiamo vivendo può diventare una splendida occasione per riflettere sulla nostra fede. Abbiamo bisogno tutti di ripensare, vivere e comunicare la nostra fede. “La fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente”. E’ uno stimolo forte, che può diventare il nostro programma per questa Quaresima. Solo così potremo diventare “nuovi evangelizzatori” in un mondo che cambia. Come annunciare Dio all’uomo di oggi perché possa credere?

Non è più sufficiente, ne tanto meno convincente la ripetizione di formule astratte, imparate a memoria, o la partecipazione passiva ai riti e celebrazioni che ci lasciano indifferenti e non hanno alcuna incidenza sulla nostra vita.

Il primo passo da compiere sta nello sforzo di diventare consapevoli delle ragioni per cui si crede. Non basta sviluppare la dimensione intellettuale; la fede deve maturare nel cuore e coinvolgere tutti i sensi, solo allora porterà con sé la forza profonda della convinzione.
E’ il compito della preghiera, della meditazione, della lettura e dello studio, della riflessione sulla propria esperienza di fede, con le sue luci e le sue ombre. E’ soprattutto una questione di libertà, perché la fede non ha una consistenza reale, se manca il coraggio della scelta e della decisione sulla base di un confronto della propria vita personale con la verità oggettiva rivelata da Dio.

La forza della fede sta tutta nella gioia dell’incontro con la persona viva di Gesù Cristo Risorto, che cambia e trasforma la vita dell’uomo rendendolo “cittadino del Regno di Dio” e “testimone” della Buona Notizia dell’amore di Dio per questo mondo.
Fino a che punto la fede ha trasformato la nostra vita? Ha cambiato il nostro rapporto con i beni materiali, le nostre relazioni interpersonali, il nostro modo di interpretare ciò che succede nel mondo? Cosa ha che fare la fede con il nostro lavoro, con i nostri diritti e doveri di cittadini, con i problemi, le sofferenze e le gioie di ogni giorno?

Quando la fede è vissuta in modo autentico e radicale, la vita dei fedeli viene completamente trasfigurata ed assume il valore della testimonianza. (cfr. Mt 5,14.16). E’ la dimensione del cuore che parla al cuore. “Noi non possiamo fare la Chiesa”, soltanto “Dio può creare la Chiesa”, noi possiamo “solo cooperare” alla sua azione. Un detto attribuito da Origene a Gesù recita: “Chi è vicino a me è vicino al fuoco”. E’ il fuoco dell’amore di Dio, che incendia e trasforma, il fuoco del Vangelo da propagare nel mondo. “E’ un imperativo del dovere; è un’esigenza dell’amore. Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore della massa: e tanto più lo sarà, quanto più nell’intimità di sé stesso vive in comunione con Dio”. (Giovanni XXIII, Pacem in terris, 166).

Noi crediamo per fede che quanto più ci impegneremo a stare vicini al Signore, tanto più saremo colmati dal fuoco del suo amore e diventeremo strumenti adatti per la nuova evangelizzazione in questo mondo che cambia, anche nella nostra piccolezza e nonostante i nostri limiti.

Ecco allora il programma: una fede ripensata, vissuta e comunicata!

don Mauro

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

20190331_Avvisi

Avvisi e Calendario 24 marzo 2019

CONFESSIONE: ESPERIENZA DI MISERICORDIA

Gesù meravigliava per la bontà, per la ricerca appassionata dei “lontani”, per la disponibilità al perdono, per il desiderio illimitato di salvare coloro che erano precipitati nel peccato.
I peccatori se ne accorsero subito e corsero ad ascoltare la sua parola: e molto spesso, tornavano a casa piangendo e decidendo un cambiamento radicale di vita (Lc 19,8 e Lc 15). Chi pecca non solo manca l’obiettivo che Dio gli ha consegnato, ma manca anche se stesso; si estranea da se stesso. Con le proprie forze non riesce ad uscire dalla situazione di colpa e di estraniamento che si è creato da solo, così proietta la colpa su altri oppure si tormenta autoaccusandosi. Ha bisogno del perdono di Dio. Perdono significa che Dio ha gettato il peccato dietro di sé (Is 38,17); Egli condona la colpa, non vede più il peccato, libera l’uomo dalla sua colpa. E il motivo per cui Dio perdona sempre l’uomo deve essere ricercato nella sua infinita misericordia.

Gesù vuole ricreare l’uomo nella sua interezza, e il perdono serve alla guarigione; talvolta però le nostre ferite non guariscono perché noi non riusciamo a perdonare a noi stessi, oppure perché non riusciamo a perdonare al nostro “feritore”.

L’Evangelista Matteo ha descritto il perdono come l’elemento centrale della comunità cristiana (Mt 6,12,14-15); non possiamo pregare come ci ha insegnato Gesù se non siamo disposti a perdonarci a vicenda le nostre colpe quotidiane. Non esiste amore senza perdono. E non può esistere una Comunità se i suoi componenti non sono sempre disposti a perdonarsi vicendevolmente. Riusciamo a vivere nella Comunità soltanto perché riceviamo continuamente perdono; e il nostro contributo alla costruzione della Comunità consiste nell'essere pronti a perdonare in prima persona. Solo chi si è riconciliato con se stesso può riconciliarsi anche con le persone che lo circondano; chi è diviso in sé stesso dividerà anche le persone intorno a sé.

Ma la riconciliazione con gli altri è possibile soltanto se siamo disposti a perdonarli per quello che ci hanno fatto. E per poter perdonare con tutto il cuore, dobbiamo compiere nell'ordine giusto i passi del perdono e della riconciliazione.

Il primo passo verso il perdono consiste nell'accettare ancora una volta il dolore che l’altro ci ha provocato.

Il secondo passo consiste nell'accettare la rabbia e l’ira che proviamo contro chi ci ha ferito.

Il terzo passo verso il perdono consiste nel giudicare con maggiore obiettività, grazie alla distanza acquisita tramite la nostra rabbia, quello che ci ferito così in profondità.

Quindi il quarto passo consiste nel liberarsi dal potere dell’altro. Finché non perdoniamo un altro, gli concediamo il controllo su di noi, poiché nel nostro intimo siamo sempre legati a lui.

La “confessione” trasmette il perdono di Dio in modo tale che possa giungere anche nel profondo del cuore dell’uomo. Ma non dimentichiamo che la confessione richiede preparazione.

Richiede ascolto dentro di me per sentire dove sono i miei problemi, dove mi sono allontanato dalla mia vera impronta, dove ho ferito me stesso e dove ho fatto del male agli altri. Quando ci si prepara alla confessione è bene avere chiaro in mente che il sacramento è una festa della riconciliazione.

Nella confessione infatti incontrerò Cristo che mi accetta incondizionatamente!

Occorre poi raccontare dove mi sento colpevole, di cosa provo dispiacere, che cosa mi pesa particolarmente. Nel dialogo occorre comprendere e chiarire ma anche domandarsi come ci si dovrà comportare in futuro. Mi sembra che sia importante cercare insieme quello che potrebbe aiutare il penitente a progredire interiormente e ad abbandonare un determinato errore o un modello di comportamento che non fa altro che ferirlo.

La Confessione si conclude con l’assoluzione, con la liberazione dai peccati in nome e per volontà di Gesù Cristo. Un aspetto della festa della riconciliazione consiste però anche nel riflettere sul modo in cui sia possibile tradurre concretamente nella propria vita il perdono ricevuto e rispondere all'amore di Dio che perdona.

A questo proposito è importante non ripromettersi di fare troppo: è più opportuno prendere in considerazione concretamente un esercizio che mi ricordi sempre il Dio che perdona e la mia risposta all'amore di Dio.

don Mauro

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

 

20190324_Avvisi

Avvisi e Calendario 17 marzo 2019

POLVERE SEI E POLVERE RITORNERAI

“Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” o ”Convertiti e credi al Vangelo” due frasi che la Chiesa, ogni anno, all'inizio del tempo di Quaresima, non ha paura ripetere all'uomo. Lo abbiamo vissuto come Comunità Pastorale lunedì 11 marzo nella veglia penitenziale con il rito dell’imposizione delle ceneri.
Forse può far sorridere pensare che ci venga sottolineato il senso del limite; oggi abbiamo raggiunto un grado di conoscenza che sembra far pensare all'uomo di essere una creatura onnipotente.
Possibile che l’uomo debba ancora sentirsi limitato? Anzi, quando qualcuno ci ricorda che la nostra esistenza non sarà eterna o banalizziamo con la scaramanzia o cerchiamo di cambiare discorso: indice forse che la cosa ci fa anche un po’ paura. E poi ha forse ancora senso parlare di penitenza? Facciamo già fin troppi sacrifici – diciamo – che privarci di qualcosa “solo” durante la Quaresima è una scelta ipocrita, che addirittura può passare come farisaica.

Ceneri, digiuni, preghiere e adorazioni: non è forse un ritorno al medioevo?

E poi, in fondo, Dio guarda solo il nostro cuore, non altro. In questo modo però, la nostra vita si appiattisce, il desiderio di Dio cala perché inondato da altri desideri, che con Lui non c’entrano nulla. Quaranta giorni all'anno ci sono offerti “senza ma e senza se” per dire a ciascuno di noi: metti in ordine il tuo cuore, ordina i tuoi sentimenti, i tuoi affetti, fai una scala di valori nella tua vita e vedi Dio a che posto sta.
Gesù, condotto dallo Spirito nel deserto, vive un’esperienza di silenzio e di preghiera prima di iniziare l’annuncio del Regno. Il tempo di Quaresima è tempo per imitare l’atteggiamento orante di Gesù, sapendo che, se pregare non è immediato né scontato, è altrettanto vero che si può imparare a pregare.

In questa prima settimana può essere utile definire tempi e modalità per una vita di preghiera più intensa, centrata sulla meditazione della parola di Dio. Per quaranta giorni in nessuna Chiesa del Mondo verrà cantato l’Alleluia; le nostre lingue taceranno e si prepareranno ad esultare di gioia nella notte pasquale quando Cristo vincerà la morte attraverso il dono di Sé. Sentiamo però anche un po’ di nostalgia dell’Alleluia, cioè nostalgia del Cristo Risorto che pure ci accompagna. È la nostalgia di sapere che noi uomini siamo stati creati per il Paradiso cioè per una vita piena, vera. Fidiamoci di Lui e della sua Chiesa e togliamo tutto ciò che può spegnere nella nostra vita il desiderio di amare Gesù e i nostri fratelli.

La Quaresima che abbiamo iniziato è un tempo prezioso per centrare nuovamente la nostra vita sulla parola del Signore. Ogni tentazione, infatti, è sempre una scelta fra due amori: da una parte Dio e dell’altra un surrogato di Dio. Ogni gesto di sfiducia nei confronti del Signore altro non è che mettere alla prova, magari indirettamente Gesù.
Una fede chiara non è una fede che pretende di conoscere ogni cosa; è piuttosto un abbandono fiducioso al Padre che ci invita ad affidarci totalmente a Lui, sapendo che i divieti che pone non sono per limitare la nostra conoscenza e la nostra felicità ma per farci progredire nella libertà e nel dono di noi stessi.

L’austero cammino di Quaresima non solo ci mette in guardia dalle tentazioni sulle quali vigilare, ma da’ ad ogni cristiano gli strumenti per poter vincere la tentazione: sono il digiuno e la preghiera; la vita austera e la carità concreta; l’imitazione di Gesù per abbandonare in questo modo gli altri idoli che possono essere presenti nella nostra vita.

 don Mauro

STAMPA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

20190317_Avvisi

Avvisi e Calendario 10 marzo 2019

LA NOSTRA QUARESIMA

Durante la Quaresima il cristiano è chiamato, attraverso la preghiera, la meditazione della Parola di Dio e la celebrazione dei Sacramenti, ad aprire la porta del proprio cuore a Gesù, che viene a far Pasqua con gli uomini e le donne di oggi.
In questo “tempo liturgico” ci accorgiamo che, intuendo qualcosa di più del cuore di Gesù, possiamo penetrare più a fondo i segreti della fede.

Impariamo che le sofferenza e le ferite di Cristo sono anche le nostre sofferenze e ferite e comprendiamo che, stando più attenti ai nostri contemporanei, è possibile inoltrarsi con loro alla scoperta della verità della vita. Il cammino della Quaresima si concluderà al Venerdì Santo e sarebbe bello confluisse in un’iniziativa di solidarietà con chi è nell'indigenza e patisce la fame. Guai però se il gesto fosse usurato dall’abitudine e non motivato da un cammino di conversione interiore che potrebbe svolgersi in alcune tappe.

Prima tappa: basta con gli sprechi

Ogni anno in Italia buttiamo nella spazzatura 600 mila tonnellate di pane, pasta e farinacei come avanzi di pasti. Nello stesso tempo mangiamo troppa carne, favorendo obesità, diabete e diverse malattie di cuore: tale minaccia coinvolge il 30% degli italiani.
Se negli Stati Uniti si mangiasse il 10% di carne in meno, nel terzo mondo si nutrirebbero 60 milioni di persone in più. Non sono cifre approssimative, sono scientificamente documentate!

Seconda tappa: la carità non basta

Dobbiamo convincerci e convincere che l’elemosina o i “fioretti” (per sentirci buoni) non sono sufficienti (in verità non lo sono mai stati), per risolvere il problema della fame nel mondo.
Più che moltiplicare il pane, il Vangelo comanda di spezzarlo e condividerlo… aprendo la casa, donando tempo, incontrando l’altro.

Terza tappa: impiego positivo di tutte le risorse

Nel mondo la crescita demografica fa problemi: tuttavia non mancano i mezzi per sfamare l’umanità. Troppe sono le terre abbandonate a se stesse, improduttive… in alcuni paesi “la rivoluzione verde”, frutto anche di nuove tecnologie, in breve tempo ha raddoppiato i proventi agricoli, riducendo il numero degli affamati. Nel mondo ci sono veramente risorse per tutti, a patto che non vi siano ingordi… Però il buon uso delle risorse esige il bando delle industrie belliche per investire sulla formazione dei giovani e sul lavoro sano.

Quarta tappa: stile di vita improntato alla sobrietà

Meno cose alla moda (sovente di pessimo gusto) e più valori.
In Quaresima al digiuno tradizionale, che ci fa astenere dai cibi e dalle bevande, aggiungi anche quello televisivo, telefonico, automobilistico, dal computer…
Adotta il “consumo critico”: ossia compra solo prodotti che non inquinino e non contribuiscano ad accrescere la povertà nel mondo.

Con un itinerario di questo tipo il “nostro gesto” del Venerdì Santo sarà tappa significativa di un cammino che deve continuare.

don Mauro

 

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

 

20190310_Avvisi

Avvisi e Calendario 3 marzo 2019

SILENZIO E ACCOMPAGNAMENTO

Prendo del tempo per ascoltarmi? Per riconoscere se nella mia vita c’è una serenità di base o un sottofondo fastidioso?
Qual è il mio atteggiamento di fronte all'idea di rimettere “ordine” in quello che non va o può essere migliorato nella mia vita?

Ti è capitato di farti queste o simili domande? Quale atteggiamento hai dovuto mettere in atto per tentare di dare risposte?

Penso che il silenzio sia l’atteggiamento da coltivare. Quel silenzio che a volte può sembrare noioso. A tutti è capitato di avvertire il senso di estraneità, disagio, a volte di paura, creato dal silenzio.
Altre volte è segno di solitudine, altre ancora di dolore. Il silenzio che viene dopo è pesante. Quando c’è qualcosa di cui non vogliamo parlare, possiamo tacere. Lo faccio anch'io, le volte in cui sono di pessimo umore preferisco starmene zitto.
Da soli, al mare, si ode lo sciabordio delle onde, nel bosco il mormorio del ruscello e lo stormire delle fronde mosse dal vento, in montagna gli impercettibili movimenti tra le pietre e il muschio. Allora il silenzio è rassicurante. Lo cerco dentro di me. Minuto dopo minuto. Chiudere fuori il mondo non significa voler ignorare quanto ci circonda, ma l’esatto contrario:
volerlo vedere con maggior chiarezza, mantenere una direzione e cercare di amare la vita. Il silenzio arricchisce di suo. Possiede questa qualità intrinseca, esclusiva e preziosissima. E’ una chiave che ci consente di accedere a nuovi modi di pensare. Prova a fare silenzio dentro di te!

Accompagnamento. Si tratta di un ascolto discreto, autentico, in cui ci si sente presi in considerazione per quello che si è e come si è, in modo disinteressato. Ascolto in cui vengono poste delle domande. Probabilmente si resta spiazzati da tutto ciò ma, in un secondo momento, si comprende che quelle domande “lavorano dentro” e forse ti aiutano a collegare i tuoi sogni, le tue aspirazioni, i desideri della tua vita.
Ci si sente rivolgere domande nate dall'ascolto di ciò che tu narri, domande che ti colpiscono, ti fanno camminare. Attraverso tutto ciò ti senti sollecitato a mettere in moto le tue capacità e a decidere da quali criteri lasciarsi guidare.

L’accompagnamento è un esercizio di reciproca fiducia, in cui ci poniamo domande di fronte a un altro.

E’ essenziale porsi domande e prendere consapevolezza che non c’è una risposta giusta o sbagliata ma c’è il giusto/sbagliato per me, per la felicità alla quale sono chiamato. Può essere un mezzo per non rimanere così in balia delle nostre dinamiche personali che alle volte possono impedire di fare chiarezza.
Si comprende che si tratta di un processo, non di una soluzione immediata.

La parola processo fa rima con pazienza, con un tempo che non può essere predeterminato in anticipo, con la ricerca di una direzione, di mezzi per procedere, con qualcosa che finga da motore e fornisca l’energia per andare avanti. Si tratta dunque di orientare e ordinare la propria vita secondo una direzione precisa.

Ricercare un accompagnatore/trice spirituale è anche un grande atto di fiducia in se stessi. Certamente comporta la fatica di condividere con un estraneo/a:

per nulla scontato! Talvolta si potranno attraversare dei momenti in cui non si capisce nulla o in cui sembra che tutto sia fermo: tempi in cui pare che nulla avanzi nella vita, in cui non ci sembra di progredire. E’ quello il momento in cui si richiede la maggior fiducia in Dio, nella vita che sta germogliando in noi e non ce ne rendiamo conto. (cfr. Marco 4,26-29). Pensaci!

 don Mauro

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

 

20190303_Avvisi

Avvisi e Calendario 24 febbraio 2019

COMUNITÀ CHE PREGA... COMUNITÀ CHE VIVE!

In “Cento parole di Comunione”, scritto datato 19 Febbraio 1987, l’allora Cardinal Carlo Maria Martini, scriveva: “Accogliere la Parola significa credere. L’uomo si realizza nel credere, così come il terreno si realizza nel ricevere il seme. Tutta la storia del cammino pastorale di una Comunità è la storia non tanto delle sue realizzazioni esteriori, dei suoi raduni, dei suoi congressi, delle sue processioni o delle sue iniziative; ma quella della semina abbondante e ripetuta della Parola, e della cura affinché questa Parola trovi le condizioni per essere accolta”.

Noi sappiamo che questa Parola si è fatta uomo: “Cristo”. Accogliere la Parola vuol dire allora accogliere Cristo; fargli spazio nella nostra vita, confrontarsi con Lui, averlo sempre presente come modello e guida nel nostro cammino. Ma accogliere Cristo vuol dire anche “nutrirsi di Cristo”, accogliere il suo corpo nell'Eucaristia, entrare nella sua morte e risurrezione; e tanto più mangiamo di questo “pane”, tanto più ci nutriamo di Cristo, tanto più cresciamo come Comunità.
Ora la Parola di Dio ci sprona a fidarci e ci consegna la promessa di essere tirati fuori dalle secche della vita in cui rischiamo di arenarci, di essere sollevati da terra per poterci rimettere in cammino.

Il primo passo di questo cammino sta nel non scappare davanti alle domande scomode che attraversano il nostro cuore, anche se possiamo sperimentare la paura e il timore, sentirci smarriti e non trovare il coraggio per affrontarle. Il Signore, invece, ci sprona a iniziare un viaggio, affidandoci a Lui, che ci traghetta dall'insoddisfazione, dalla scontentezza, dalla tristezza a una vita piena, gioiosa, riconciliata, solidale. E’ il viaggio che faremo scoprendo che quel sottofondo che ci infastidisce è la voce insistente di un amico che ci chiama a una vita piena. Vivendo ormai da cinque anni in questa Comunità che cerca di dare spazio alla Parola e che fa spazio all'Eucaristia mi sento di provocarmi e provocarvi con questi interrogativi:

“Sentiamo la gioia dell’Eucaristia? Sentiamo il gusto dell’essere con Gesù, uniti a Lui intimamente nell'Eucaristia? Che posto ha la messa nella mia vita? E’ veramente al di sopra, o viene dopo le altre cose o in concorrenza con esse?

Sono convinto che se ci lasciamo seriamente interpellare da questi interrogativi, e ce ne poniamo magari altri, anche all'interno della nostra Comunità pastorale qualcosa sempre di più incomincerà a muoversi, faremmo e vivremmo l’esperienza del sentirci figli dello stesso Padre, ci sentiremmo convocati da Cristo attorno alla mensa eucaristica, vivremmo da fratelli con accoglienza la fraternità, non ci sentiremmo estranei ma concittadini… in cammino insieme! Comunità che proprio perché prega, vive!

Mi permetto di suggerirvi la recita di questa preghiera; l’invito è rivolto a tutti piccoli e grandi, e perché non recitarla insieme come famiglia!?
“Signore, non sempre ci siamo lasciati nutrire e saziare dalla tua Parola e dal tuo Mistero. Talora abbiamo di proposito evitato di contemplarti in croce e, di conseguenza l’Eucaristia ci ha lasciati tiepidi e stanchi. Donaci il desiderio di mangiare il Tuo Pane, di gustare il Tuo Vangelo, per sperimentare l’ebrezza del Tuo Vino, il gaudio sovrabbondante del Tuo Regno dentro di noi”.

(Card. Martini)

Fraternamente
don Mauro

 

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

 

20190224_Avvisi

 

Avvisi e Calendario 17 febbraio 2019

PASTORALE ORDINARIA

Lasciamo alle nostre spalle un periodo di feste e celebrazioni molto intenso: da tempo non ricordavo un ritmo parrocchiale così vorticoso. Tentiamo ora di entrare nella “pastorale ordinaria”; ma dire questo non è sminuire la globalità e l’integralità degli aspetti della vita. I momenti di crescita della vita cristiana hanno bisogno di metodicità, non solo di scossoni che fanno bene, però non devono essere troppo frequenti. Come si deve connotare il cammino di una persona che vuol rettamente seguire il Signore Gesù?

Mi pare di individuare in alcuni punti questo sforzo:

Discernimento della situazione personale: dove mi vuole il Signore? Quale binario mi indica con chiarezza?

Qualificare i gesti della vita cristiana: catechesi, messa, confessione regolare, parola di Dio quotidiana a cui dedicare qualche momento…

Cogliere le occasioni di bene che la Provvidenza ci manda senza la presunzione di essere noi a decidere, ma lasciandoci guidare dalla volontà del Signore che mi giunge attraverso le più disparate voci e le più impensate vie.

Avere nell'economia spirituale della vita un’attenzione alla carità in qualunque modo uno voglia esprimere: o nel gruppo, o carità spicciola; ognuno la viva come il Signore suggerisce.

Queste quattro connotazioni devono trovare posto ed equilibrio in ogni progettualità parrocchiale: cambieranno le dosi, ma non la sostanza!

Certo la vita quotidiana è complessa, variamente articolata, molto spesso imprevedibile: è davvero difficile trovare il tempo; sul tempo quante volte siamo tentati di giocare di furbizia; quando ho voglia non ho tempo, quando ho tempo talora non ho voglia! Occorre, questo è importante, nella vita cercare le priorità mantenendosi fedeli con ferrea determinazione, non lasciandosi condizionare dalle molteplici “cose” che incombono periodicamente.

Da tempo vado insistendo sulle grandi priorità cui dedicare tempo, fatica, denaro, ma soprattutto amore: la catechesi, la liturgia, la carità soprattutto nel mondo degli adulti che devono essere esempio, testimonianza ai più piccoli. Dobbiamo inoltre con determinazione riguardare la pastorale d’ambiente che rischia d’essere la perenne cenerentola della nostra Comunità: pastorale scolastica, del mondo del lavoro, degli universitari…

Confido che queste osservazioni siano da voi accolte, verificate, condivise per una migliore partecipazione alla vita della Comunità.

Per questo prego.

 don Mauro

SCARICA IL FOGLIO DEGLI AVVISI

 

20190217_Avvisi

 

Avvisi e Calendario 10 febbraio 2019

"GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE" (Mt 10,8)

Lunedì 11 Febbraio celebreremo la XXVII Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà in modo solenne a Calcutta, vi invito a leggere il Messaggio del Santo Padre Francesco e vi consegno, per meglio viverla, il messaggio registrato di don Tonino Bello agli ammalati riuniti nella Chiesa Cattedrale per la celebrazione straordinaria della “Giornata dell’ammalato” del 27 Febbraio 1993.

Lo scritto se rivolto in particolar modo ai sofferenti, ai malati, fa bene anche ai sani.

“Questo incontro non per vivere un momento di mestizia, né un momento di tristezza sia pur sublimata, non una liturgia consolatoria. Non vogliamo avere il muso lungo, né vogliamo vivere questa giornata per dare spazio alle lamentazioni. Non vogliamo presentare l’antologia dei nostri dolori, non vogliamo neppure fare la mostra delle nostre disavventure di salute.
Vogliamo invece esprimere una grande solidarietà prima di tutto con Gesù Cristo il Risorto, l’amante della vita. Egli è il capo degli ammalati, dei sofferenti e quindi vogliamo esprimere a Lui tutta la nostra prossimità. E poi vogliamo esprimere anche tanta solidarietà verso tutti quei fratelli e sorelle che soffrono.

Che cosa vogliamo fare, oltre che pregare per tutti gli ammalati; che cosa vogliamo fare oggi? Che cosa vogliamo fare, oltre che pregare per la nostra buona salute, per la salute degli altri, per la salute dei nostri cari?

Oggi il mondo corre sui binari dell’efficienza: produrre, produrre; se non produci, se non fai niente, se non riesci a costruire nulla nella società a che servi? Oggi, purtroppo, questo è il criterio predominante: il binario dell’efficienza. Di fronte a questo meccanismo dell’efficienza che stritola i più deboli, che cosa ci stanno a fare i malati? Che senso ha il loro continuare a vivere? Che cosa ci sta a fare tanta gente lacerata dal dolore che ti inchioda sulla sedia rotelle? Gente schiacciata dalle conseguenze nefaste di un incidente stradale, oppure mutilata da un incidente sul lavoro, che ti ha stroncato i progetti nei quali erano riposte speranze o tante attese così puntualmente disegnate a tavolino? Che ci stiamo a fare? C’è pure per noi un ruolo da giocare? Che cosa siamo noi: mendicanti in cerca di pietà? Poveri in cerca di surrogati di speranza? NO! NON E’ COSI’! Gridiamolo fratelli e sorelle sofferenti!

Vi dico una cosa. Se dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti) il mondo si scompenserebbe. E’ come se venisse a mancare l’ossigeno nell'aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell’universo verso il traguardo del Regno. Sentire Gesù al centro, Lui confitto su un versante della croce e noi confitti, non sconfitti, sull'altro versante della croce, sul retro. Gesù comunque è in mezzo a noi. E’ toccabile. E quando abbiamo bisogno di Lui non è necessario urlare: basta chiamarlo, perché sta appena dietro di noi.

E’ Lui che si mette accanto a noi e ci dice che ci ama e che ci vuole bene.

Da una parte c’è Lui. E dall'altra c’è Lei, Maria la nostra dolcissima madre, la regina degli infermi. Salus infirmorum! Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosta. Non è un tabù. E’ quella parte della nostra carta d’identità che ci fa rassomigliare di più a Gesù Cristo. E dobbiamo lottare contro la malattia. Dobbiamo lottare mai rassegnarci. Mai rassegnarsi come non si è mai rassegnato Gesù.

A tutti voi dico: CORAGGIO! Il Signore Gesù è con noi. Non abbiamo paura della solitudine! Perché nel mondo ancora non si è disseccata la buona radice delle anime generose. E poi, per vivere con fede la nostra dolorosa vicenda, ricordiamoci che la malattia non è il frutto dei nostri peccati personali. Perché il Signore non dà la sofferenza e il dolore a seconda dei meriti e dei demeriti di una persona. Tutto ciò che riguarda la sofferenza è un ministero che ci trascende e che va’ oltre di noi. E poi, con la malattia dobbiamo fare l’esperienza dell’umiltà, dell’abbandono, dell’affido. Questa esperienza dell’abbandono nelle braccia di chi ti vuol bene è segno e forse anche strumento dell’abbandono totale nelle braccia di Dio”.

Cari amici, se siete arrivati sino alla fine di questa testimonianza, forse, anche voi, con me sentirete il desiderio di ringraziare don Tonino, vescovo che “dalla cattedra della sofferenza”, ha trasformato il letto di dolore in luminoso altare dal quale dipartiva fluente l’olio della speranza.

Ringraziamolo per questo intenso messaggio d’amore di un padre che parte.

don Mauro

SCARICA Foglio AVVISI

 

20190210_Avvisi

Avvisi e Calendario 3 febbraio 2019

E' VITA, E' FUTURO

Si intitola “E’ vita, è futuro” il Messaggio del Consiglio Permanente della CEI per la 41esima Giornata nazionale per la vita, del 3 febbraio 2019. E’ l’amore che muove il mondo. Ne siamo consapevoli: se “non avessi la carità, non sarei nulla” (1 Cor 13,2). La bellezza della vita è nascosta nella fragilità.
Dio ha scelto di consegnarsi al mondo in un piccolo embrione, che contiene tutte le potenzialità della natura umana. Grande miracolo dell’esistenza è quello della fecondità, cioè della maniera in cui l’essere umano entra nell'esistenza. Ognuno di noi è venuto al mondo dal di dentro del corpo di un altro essere umano, nel corpo di una donna: ognuno passa i primi nove mesi della sua vita nel grembo di un’altra persona.

La vita la riceviamo gratuitamente: siamo messi al mondo, e la persona che ci ha portato nel grembo è stata per noi il mondo che si è fatto casa per noi, si è fatto ospitale. All'inizio quella persona adorabile che abbiamo chiamato “mamma” ci ha rivelato come dovrebbe essere fatto il mondo. La madre nostra, insegna fin dall'inizio che la legge suprema dell’esistenza è la misericordia.
E misericordia – secondo il significato biblico – vuol dire grembo che sempre protegge. La madre dice al bambino: tutto ti aspetta, tutto è buono, tutto è per te. Poi il bambino scoprirà che accanto alla madre c’è il “padre”, e imparerà lentamente la legge dell’amore che non si chiude e non si divide mai, ma sempre si apre e si moltiplica. E il padre insegnerà al figlio che l’amore non deve essere consumato in un rapporto a due, ma deve aprirsi continuamente ad accogliere l’altro. E che questa accoglienza ha le sue leggi.

Ogni bambino avrebbe diritto di venire al mondo e di trovare un padre e una madre che gli spiegano e gli mostrano come è fatta l’esistenza.
“Tutto è tuo”, gli dice la madre; “devi rapportarti giustamente con gli altri e col mondo”, gli ricorda il padre. Non crediate che sia facile “danneggiare” i propri figli… essi hanno le loro difese, quando si sentono amati. Io credo che i figli, soprattutto quando sono piccoli possono essere danneggiati da tre mali fondamentali.

Il primo male è indurli a dubitare dell’unità tra il papà e la mamma. Il bambino si sente collocato come su un’amaca tesa tra due tronchi che sono il papà e la mamma; se uno di questi “pilastri portanti” vacilla, egli perde il suo posto nel mondo. Il rapporto del bambino non è solo verso la mamma e/o verso il papà, ma è verso la loro unità. Il bambino è tranquillo fin quando sa che quel rapporto non si spezzerà, ma va in angoscia se teme che uno dei due possa abbandonare l’altro.

Il secondo male: che i genitori facciano sentire il figlio “di troppo”, “in più”… ed è un errore che si può fare in mille modi: con frasi sbagliate, con valutazioni superficiali, con la non curanza o il disinteresse. Per il figlio è distruttivo quel giudizio che lo raggiunge e lo ferisce in fondo al cuore magari espresso con le parole: “se tu non ci fossi stato, sarebbe meglio”.

Il terzo male che può danneggiare i figli è la violenza fisica o morale, in tutte le sue forme e che non può mai essere giustificata.

Evidentemente non dobbiamo parlare soltanto dei mali che è necessario evitare, ma anche di quei beni innumerevoli che l’amore sa produrre; qui, però, si apre un altro immenso capitolo: che cos’è veramente l’amore?

La Famiglia è ricca secondo l’amore che i membri sanno trasmettersi!
Fortunati i figli che nella loro casa hanno respirato amore. Con questo ossigeno nei polmoni potranno – a loro volta – vivere la fecondità della vita e dell’amore!

 don Mauro

CLICCA QUI PER STAMPARE AVVISI

 

20190203_Avvisi