Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

Avvisi e calendario di Domenica 20 luglio 2014


San-Cristoforo-e-i-santi-Rocco-e-Sebastiano25/7 S. Cristoforo patrono della Città

La storia di san Cristoforo divenne famosa durante il Medioevo.
Secondo la leggenda agiografica orientale, Cristoforo, un omone dall'aspetto animalesco, entrato nell'esercito imperiale, si convertì al cristianesimo e annunciò la sua fede ai commilitoni. Scoperto, venne sottoposto a numerose torture. Due donne, Niceta e Aquilina, che avrebbero dovuto corromperlo, furono invece da lui convertite. Alla fine Cristoforo venne decapitato.
In Occidente prevalse invece un altro aspetto, quello legato al significato etimologico del suo nome: Cristoforo infatti significa, in greco, "(colui che) porta Cristo". Così la leggenda parla di un cananeo, per alcuni un gigante, che faceva il traghettatore su un fiume. Era un uomo burbero e viveva da solo in un bosco, di cui era padrone. Secondo alcune storie il fiume era in Licia. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume; Reprobus (questo era il nome dell'uomo prima del battesimo, secondo alcune versioni), anche se grande e robusto, si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. Il gigante sembrava essere sopraffatto, ma alla fine, stremato, riuscì a raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio.

26/7 Santi Gioacchino ed Anna, genitori della B. V. M.
I Vangeli non ci dicono nulla dei genitori della Vergine Maria, Anna e Gioacchino. Le notizie che ci sono state tramandate derivano dall’apocrifo Protoevangelo di Giacomo del secolo II, scritto redatto per appagare l’affettuosa curiosità dei fedeli. Vi si narra di Anna sterile e in età già avanzata. Per consolare i due coniugi, afflitti per mancanza di prole, apparve loro un angelo recante la buona novella che il Signore, al quale nulla è impossibile, avrebbe concesso nella loro vecchiaia il più bel fiore dell’umanità: Maria, che divenne la madre del Salvatore. La storia di Giacchino e Anna è splendidamente rappresentata negli affreschi di Giotto della cappella degli Scrovegni a Padova. Non ha una base storica, ma si fonda sulla fede nella continuità del disegno salvifico di Dio che da Abramo, attraverso le generazioni successive, giunge fino a Gesù, rivelando in ogni passaggio della storia della salvezza la fedeltà della condiscendenza divina verso il genere umano.

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