Avvisi e calendario domenica 27 Maggio 2018

SAGRA DELLA COMUNITA’

Buona Festa! Cresce la disponibilità a mettere la nostra vita al servizio degli altri? Maria, la mamma celeste, illumina la gioia del nostro cammino di Comunità Pastorale e ci invita ad imitarne le sue caratteristiche.  E’ la Vergine in ascolto:davanti a Lei dobbiamo deporre tutte le nostre false sicurezze e coltivare come Lei la capacità di ascoltare.  E’ la Vergine orante:Lei si fa voce di chi non ha voce! C’è forte bisogno di testimonianza di preghiera da parte di tutti.  E’ la Vergine feconda: presso la croce Maria rivive il momento della sua maternità diventando Madre del popolo della nuova alleanza. Abbiamo bisogno di aprirci al gusto del vivere, del non rassegnarsi, del non lasciarsi cadere le braccia.  E’ la Vergine offerente:prima di chiedere, è pronta a donare se stessa. Vorrei tanto diventasse lo stile del nostro essere cristiani: aprirsi alla generosità, solidarietà partendo sempre da sé, non aspettando che siano gli altri a muovere i primi passi nel fare pace, nel perdonare, nel sorridere, nel tacere la parola che ferisce. Solo così saremo davvero offerenti.  E’ la Vergine vigilante:sa attendere pazientemente la vittoria di Cristo. Anche per noi l’attesa ci veda operosi, attenti e attivi al nostro posto. La Sagra della Comunità ha come primo scopo insieme a quello di onorare la Vergine Maria e di invocare la sua protezione materna sulla nostra Comunità, quello di farci scoprire il nostro essere una famiglia, la
famiglia dei figli che Dio ama. Ultima Festa dell’anno, conclusiva del cammino incominciato a settembre, dove si festeggi la Comunità stessa che ci ha radunato, convocato, aiutato e cresciuto nella fede.
Ringraziamo il Signore per il dono della Comunità e preghiamo perché siamo capaci di viverlo con fedeltà. A me ed a ogni educatore ricordo il vecchio proverbio: “Le parole senza esempio sono come il sole d’inverno: illumina ma non riscalda”. non riscalda”. Paolo VI, da pari suo, l’ha elaborato in una formulazione più perfetta: “Il mondo non vuole dei maestri ma dei testimoni; se accetta e accetta qualche maestro è perché lo trova anche testimone”. Carissimi invitiamoci ad un proposito: quando le cose non vanno, prova a puntare il dito contro te stesso, invece di puntarlo contro gli altri. Hai le tue responsabilità, hai i tuoi doveri; se hai il coraggio di un’auto critica serena e schietta, forse avrai una luce maggiore sui limiti degli altri. Buona Festa, allora!

don Mauro

Avvisi e calendario domenica 20 Maggio 2018

LE VIE INFINITE DELLO SPIRITO

Un tuono, il soffiare del vento, un fuoco che dall’alto discende e si posa su ciascuno degli apostoli, è il grande affresco della Pentecoste offertoci dall’Evangelista Luca in Atti 2,1-11. Il miracolo della Pentecoste si rinnova ogni volta che – secondo le parole di Gesù riferite nel Vangelo odierno (Gv.14,15-20) – la Chiesa si lascia sempre di nuovo guidare dallo Spirito, verso quella Verità che essa ha già conosciuto e ricevuto nel Figlio fatto uomo, ma che non è ancora stata compresa in tutta la sua ampiezza e profondità, perché si disvela lungo il tempo e nell’universo intero. Nel giorno di Pentecoste, lo Spirito del Risorto invade e pervade i cuori, le menti, le vite, dei suoi discepoli. Simile al fuoco che brucia e consuma ogni paura, illumina e riscalda anche le tenebre più fitte. Simile al vento che scuote e smuove gli ostacoli più rigidi, libera e rende terso il cielo. Lo Spirito trasfigura queste povere esistenze, rendendoli capaci di affrontare ciò che prima sembrava impossibile. Lo Spirito “della verità” è colui che permette di approfondire costantemente la relazione d’amore, vincendo la tentazione della chiusura e la paura dell’incontro con gli uomini. E’ questo quello che sperimentano i discepoli il giorno di Pentecoste: spalancano le porte escono incontro alle persone, parlano le loro lingue… Nei discepoli l’azione dello Spirito è come un fuoco che li porta a non fermarsi. Possiamo individuare due semplici tracce del passaggio dello Spirito nella nostra vita. Per prima cosa, lo Spirito agisce in noi quando abbiamo il coraggio di cercare la verità come qualcosa che ci sta davanti e ci fa crescere. Lo Spirito agisce in noi quando ci aiuta a non replicare semplicemente quello che abbiamo già fatto, ma cercare strade nuove, guardando al futuro. In secondo luogo, lo Spirito agisce in noi quando abbiamo il coraggio di dire la verità tutta intera nelle nostre relazioni e nei problemi che viviamo. Spesso ci nascondiamo dietro motivazioni non del tutto vere, evitando di guardarci dentro fino in fondo per paura della verità; ci rifugiamo in “mezze” verità che ci difendono dalla necessità di cambiare i nostri stili. Quand’è così, i pezzi della nostra vita rimangono separati, alcuni non vengono alla luce e noi non ci facciamo raggiungere dalla salvezza. Il coraggio della verità significa tenere insieme tutti i pezzi, mettendo in dialogo le parti più “accettabili” di noi con quelle più malate. E lasciando che sia il Signore a unificarle e a indicarci un’identità nuova. Lasciamoci dunque coinvolgere dalla gioia contagiosa che permane dalla liturgia odierna. Celebriamo e accogliamo l’effusione dello Spirito che ancora oggi il Risorto dona,non solo alla sua Chiesa, ma a tutti i cuori retti e sinceri. E’ in forza di questa grazia che la nostra libertà trova il coraggio di lasciare dietro di sé remore e paure, per decidersi nella sequela di Gesù. E’ nel dinamismo segreto della sua azione, che illumina, sostiene, orienta il cammino dei credenti e della Chiesa, che possiamo scoprire e imparare i linguaggi nuovi per dire il Vangelo ai nostri contemporanei. E’ nel mistero di questa presenza, nascosta nelle pieghe della storia dei cuori degli uomini, che possiamo sperare nel Regno che viene. Il fatto che ci si capisca, al di là delle differenze, il fatto che si crei armonia tra i diversi è la bellezza della Pentecoste. E diventa bellezza della vita!

don Mauro

Avvisi e calendario domenica 13 Maggio 2018

CON MARIA INCONTRO A GESU’

Anche questa domenica un gruppo di bambini di quarta elementare riceverà la prima Comunione. Se questo è per noi un grande momento di gioia è pur sempre invito alla responsabilità.I nostri bambini, infatti, percepiscono da noi adulti la verità e ancor più l’amore a Gesù presente nel Corpo Eucaristico. Lo apprendono dal nostro stare in Chiesa, dal nostro modo di vivere e celebrare l’Eucaristia. Voglio dire che la trasmissione della fede non è affidata solo al compito prezioso e non facile dei genitori e delle catechiste, ma di tutta la Comunità dei credenti. La celebrazione di prima comunione deve diventare allora per tutti noi occasione di riflessione sulla nostra fede e sul nostro rapporto con l’Eucaristia. Dobbiamo desiderare che tutto il bene che si è messo in circolo non vada perduto, ma con l’impegno e la costanza dei genitori ad accompagnare nel loro cammino questi ragazzi possa crescere e portare frutti abbondanti. Mi aspetto, che il primo frutto, sia la partecipazione fedele alla Santa Messa domenicale. Allo stesso tempo, auguro a tutti i comunicandi di fare l’esperienza di essere abitati da Gesù; Gesù infatti entra nel loro cuore, fa visita a ciascuno di loro, e questo è il dono d’amore che vale più di tutto il resto. Auspico che da quell'incontro nasca una nuova tappa per la loro vita: rimanere fedeli all'incontro, restare fedeli alla Comunione con Lui. Spero, proprio per tutti, cari ragazzi, che la Comunione ricevuta, o che riceverete, sia davvero l’inizio di un’amicizia con Gesù, che dura per tutta la vita. Oggi 13 maggio, ricorre l’anniversario dell’apparizione della Madonna ai tre pastorelli di Fatima. E’ la bella occasione per ricordarci che siamo nel mese di maggio, il mese da sempre dedicato alla Vergine Maria. E la devozione alla Madonna è caposaldo del nostro essere cristiano! Maria è la “guida” a Gesù, da Cana sino ai piedi della croce. Non dimentichiamolo: con Maria, l’impossibile diventa possibile! Come in ogni apparizione, anche il quella di Fatima, la Madonna è venuta a proporre l’amore di Dio, a richiedere corrispondenza e a invitare alla conversione. L’immagine riassuntiva del messaggio di Fatima è il Cuore Immacolato di Maria, alla cui devozione anche noi siamo invitati a dedicare tutta la vita. Il “cuore” esprime l’amore e la premura di Maria, quindi di Dio, nei confronti dell’umanità. Lasciamo che l’amore di Maria e per Maria
tocchi e cambi anche il nostro cuore. Evitiamo due eccessi: il sentimentalismo, cioè quella devozione che
non punta all’imitazione, all’impegno e al cambiamento della vita, rischiando di restare contemplazione consolatoria ed estetica; e il fanatismo cioè quell’atteggiamento dello spirito umano che fa dimenticare il primato di Gesù Cristo e la conseguente gerarchia dei valori.

don Mauro

Avvisi e calendario domenica 06 Maggio 2018

RISPONDERE A UNA CHIAMATA

Gesù Cristo è un “maestro”che, a differenza dei rabbi del suo tempo va alla ricerca dei discepoli lungo le strade della Palestina. Si ferma per incontrarli personalmente, li chiama per nome e senza alcuna distinzione, invita uomini e donne di ogni condizione a seguirlo. Il discepolo se decide di seguire il maestro è per rispondere a una chiamatache è sempre donoe graziadel Signore. Se pensiamo, aiutati dalla lettura di Marco 3,13-15 e ci lasciamo illuminare da questa pagina evangelica non possiamo che constatare che è accaduto qualcosa di simile nella nostra esperienza di cristiani alla sequela di Gesù. Ogni chiamata, anche la nostra, è stata preceduta dalla preghiera del maestro e ci accompagna nel nostro quotidiano. Allora comprendiamo meglio perché di fronte alla mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose nella Chiesa, è necessario pregare. “Chiamò a sé” (v.13). Gesù li chiama personalmente (Mt 9,9), si ferma a proporre a ognuno il suo invito, li guarda negli occhi (Lc19,5), li ama (Mc 10,21) prima ancora che abbiano a formulare la loro risposta. Li chiamò vicino a sé perché devono conformarsi a lui nel condividere la stessa missione che il Padre gli ha affidato. Il discepolo, e di conseguenza il cristiano, condivide la stessa missione del maestro. Lo sguardo del Signore un giorno si è posato anche su ognuno di noi con grande amore e con intensità quando ci ha chiamati a diventare cristiani con il nostro Battesimo. E’ importante per noi vivere continuamente l’esperienza del sentirci amati da Gesù, perché solo allora sarà possibile trasmettere agli altri un po’ del suo amore. Si comprende allora che la prima preoccupazione di Gesù non è quella da inviare i discepoli ma di chiamarli a sé, averli con sé (vv.13-14). Gesù maestro prende tempo per formare i discepoli, perché vuole la loro persona, cioè la loro disponibilità. Perciò non ci si improvvisa cristiani, bisogna prepararsi, stare vicino al Signore e vivere in comunione con lui nella preghiera, nella meditazione e nella partecipazione ai sacramenti. Gesù ci chiama, prima di tutto, a esseree diventaresuoi discepoli. “Chiamò a sé quelli che voleva” “Chiamò a sé quelli che voleva” (v.13). La vocazione è un dono di Dio. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (Gv 15,16). Certo Gesù non ha trovato nulla di eccezionale nei primi discepoli per chiamarli a seguirlo fino a condividere la sua missione. E che cosa ha trovato di straordinario in noi per averci amati, e invitati alla sua sequela? Cosa ha visto in me il Signore di interessante? La risposta è “Nulla!”. Una cosa però è certa: egli ci ha amato. La certezza di questo deve accrescere il nostro senso di disponibilità e di dedizione al servizio della Parola, senza alcun risparmio. Per avvertire il profondità il significato e la bellezza del nostro essere cristiani dobbiamo comprendere più pienamente di essere dei “chiamati!”. Questo e non altro, ci permette di essere testimoni credibili del suo amore, aprendoci alla missione.

don Mauro

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