Avvisi e calendario domenica 25 Marzo 2018

AL CROCEVIA DELLA STORIA

Funge da “snodo”, per così dire, la domenica delle Palme, tra la Quaresima e la Pasqua, alla quale avvia decisamente, aprendo la Settimana Santa. Il vivo contrasto tra il trionfo di Gesù, acclamato come Messia al suo ingresso in Gerusalemme, e il dramma della Passione anticipa il senso profondo della morte-risurrezione di Cristo. Allora l’esito sarà rovesciato: all'oscurità del Calvario farà seguito la luce sfolgorante della Risurrezione. Di fatto, la celebrazione odierna, dopo il momento iniziale della commemorazione dell’ingresso a Gesù in Gerusalemme, si concentra attorno al racconto della Passione. In tal modo, è la stessa Croce di Gesù a tracciare in profondità il collegamento tra l’itinerario quaresimale e la celebrazione pasquale. Del resto, la vicenda umana di Gesù, come riferita nei Vangeli in particolare in quello di Marco, soprattutto – si era caratterizzata, fin dai primi passi, per un orientamento costante alla croce. Il progressivo svelarsi della sorprendente identità del Nazareno aveva suscitato non poche reazioni di contrasto che ne prospettavano e preparavano il rifiuto da parte dei capi del popolo di Israele; parallelamente, Gesù stesso intravvede in maniera sempre più chiara la propria sorte e cerca di renderne consapevoli anche i discepoli, soprattutto nella seconda parte della sua predicazione pubblica. Ora, dal momento che la Quaresima invita e induce i singoli cristiani ad assimilarsi nuovamente alla persone e alla vicenda di Gesù, essa culmina, la notte di Pasqua, in una rinnovata adesione battesimale. Essa, a sua volta, si pone sotto il segno della Croce, ovvero di una simile, totale adesione a Dio e al prossimo quale essa è stata per Gesù. In tal modo, mirabilmente, la struttura del Vangelo si riflette in quella della Quaresima e, soprattutto, l’esperienza vissuta di Cristo orienta quella del cristiano. Nella liturgia delle Palme anche noi come le folle di Gerusalemme gridiamo e cantiamo “Osanna”. Dire “Osanna” significa scegliere di percorrere la via di Gesù. Il Vangelo, però, ci mette in guardia: troppe volte nella storia abbiamo visto gli Osanna tramutarsi velocemente in “Crocifiggilo!”. Tutte le volte ce non seguiamo il Vangelo e la coscienza fino in fondo, tutte le volte che cerchiamo privilegi e il nostro interesse, il potere e la ricchezza, tutte le volte che troviamo forza solo in noi stessi e non nella preghiera… tutte queste volte noi trasformiamo il nostro “Osanna” in “Crocifiggilo!”. Del resto, lo scandalo della croce è sempre molto forte e anche per noi, come per i discepoli, il rischio quotidiano è quello di lasciare Gesù. Se, all'inizio del Vangelo, Marco aveva scritto che i discepoli “abbandonato tutto, seguirono Gesù”, nell'ora della Passione si vede costretto ad annotare che essi, “abbandonato Gesù, fuggirono tutti”. Ma pure in questi momenti Dio rimane fedele. Chiediamo al Signore di non restare indifferenti di fronte a questo amore appassionato. Marco è l’unico Evangelista che annota la professione di fede del centurione ai piedi della croce. Si tratta di una delle più belle professioni di fede del Nuovo Testamento. Marco vuole portarci a riconoscere in quell'uomo crocifisso e morto per amore il Figlio di Dio.

don Mauro

SettimanaSanta18

Avvisi e calendario domenica 18 Marzo 2018

IL SINODO: EVENTO SPIRITUALE, DI CHIAMATA
E DI CONVERSIONE PERSONALE ED ECCLESIALE

Siamo nel momento cruciale e più generativo del sinodo diocesano: l’apparente silenzio della macchina sinodale è la cornice che dà spazio al suono prodotto dal fitto lavoro delle tante realtà ecclesiali che in modo capillare stanno trasformando l’annuncio e il discorso (la visione di una “Chiesa dalle genti”) in realtà, in carne ed ossa. Alcuni segnali raccolti muovendomi in Diocesi proprio per osservare tutto questo lavoro – e per imparare da esso – ci rimandano alcune constatazioni che rilancio come risorsa. Sono impressionato anzitutto dalle energie e dalla disponibilità che i territori e i diversi soggetti ecclesiali stanno manifestando. Penso sia corretto leggere questo dato come un primo “miracolo”: l’indizione del Sinodo ha consentito al corpo ecclesiale di scoprire delle energie e delle risorse che nessuno di noi pensava avessimo. Se il frutto fosse già soltanto la capacità di attivare in ogni decanato un luogo in cui leggere e interpretare i segni delle trasformazioni che stiamo vivendo come Chiesa diocesana, sarebbe sicuramente un grande risultato! Ci troviamo dentro un corpo ecclesiale che sta reagendo in modo positivo, che sta entrando nel processo sinodale vivendo come un evento spirituale, di chiamata e di conversione personale ed ecclesiale. Ulteriore osservazione: le energie e le azioni messe in campo possono essere rilette, alla luce dell’esercizio contemplativo richiesto dal testo guida, come segni di quella dinamica di attrazione esercitata dalla croce di Cristo che tutti siamo invitati a riscoprire dentro il cambiamento culturale e sociale delle nostre terre ambrosiane. Il Sinodo si rivela veramente come l’occasione per vedere la Chiesa mentre viene generata continuamente, in ogni epoca, dallo Spirito di Dio come corpo di Cristo. La radice teologica e spirituale del nostro lavoro pastorale davvero sta emergendo con chiarezza. Da qui un compito irrinunciabile: occorre che i decanati diventino sempre più il cuore pulsante del Sinodo. Diventando cioè un laboratorio, un luogo in cui non soltanto si raccolgono ma si interpretano i dati raccolti dalle varie parrocchie e dalle altre realtà ecclesiali e civili, favorendo così lo sviluppo di una lettura nuova, capace di riconoscere i segni dello Spirito che genera la Chiesa. Se il Sinodo minore fosse l’occasione per la nascita di simili luoghi, ci troveremmo di fronte ad un’operazione rivoluzionaria: stiamo per attivare una nuova epoca di implantatio ecclesiae, di radicamento della fede cristiana dentro la cultura e la società così profondamente in cambiamento. Stiamo cioè operando per dare corpo, realtà e carne, alla visione della Chiesa dalle genti che ci guida.

Mons. Luca Bressan
Presidente della Commissione di coordinamento
Sinodo “Chiesa dalle genti”
Vicario episcopale Arcidiocesi di Milano

 

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Avvisi e calendario domenica 11 Marzo 2018

DESERTO: LUOGO SCELTO DA DIO
PER INCONTRARE L’UOMO

La Quaresima è il tempo che ogni anno ci invita a questo: “fermati e riprendi fiato!”Per i cristiani il “fiato”è il simbolo della Spirito di Dio, del dono della vita. Riprenderci un bel po’ di vita, strapparla al gran correre di tutti i giorni. Ritrovare ciò che davvero conta. Ecco il dono della Quaresima! “Deserto”: sembra una parola completamente fuori dal contesto della Città in cui viviamo, piena di gente e di movimento. Una parola estranea alla complessità della nostra vita che si muove tra mille impegni. Mille cose da fare, mille persone da incontrare. È vero, e forse è proprio per questo che mai come oggi siamo invitati a costruire un piccolo angolo di deserto nel nostro cuore, dove incontrare il Signore. Sarà per un momento della giornata, magari solo dieci minuti, dove allontanarci da tutto e metterci davanti a Dio, alla Sua Parola. Sarà un giorno della settimana in cui scegliamo di fare un po’ di digiuno di televisione o di videogiochi, per pensare un po’ a noi, alle persone che ci vogliono bene, all'amico Gesù. La Quaresima ci invita a cogliere ciò che si gioca nel nostro cuore, ci insegna a capire quando veniamo tentati e a imparare a rispondere come Gesù, con sentimenti di figli verso il Padre. Essere tentati – e la vita non risparmia proprio nessuno – significa essere messi di fronte a una scelta. Non vuol dire solo essere chiamati a scegliere tra il bene e il male. Può anche voler dire, a volte, dover optare tra una cosa buona e un’altra che è “più” buona. È la vita che ci chieda di affrontare continuamente situazioni in cui fare emergere ciò che abita nel nostro cuore. Infatti la “tentazione” è proprio questo: un momento privilegiato per imparare a conoscere, per verificare i veri sentimenti che muovono le nostre scelte , la nostra libertà. Quelli di Gesù, che pure vive l’esperienza della tentazione, erano tutti sentimenti buoni, sentimenti pieni di amore per Dio. Erano tutti sentimenti di Figlio che cercava di piacere a suo Padre, che voleva compiere la volontà di Colui che l’aveva mandato. E dei nostri sentimenti, invece, di ciò che abita i nostro cuore, che cosa possiamo dire? Che cosa possiamo dire di quella pigrizia che tante volte toglie entusiasmo che non fa fare una piccola fatica per amare un po’di più? Che cosa possiamo dire di un certo egoismo che si manifesta troppo spesso e che fa agire e scegliere sempre e solo preoccupati del
“proprio” bene? Che cosa possiamo dire di quel voler essere sempre “il migliore” e “il primo”, senza riconoscere i doni degli altri forse migliori? Poter vedere ciò che abita il nostro cuore non deve scoraggiarci, ma insegnarci che siamo persone in cammino con Gesù verso la Pasqua. È un momento di grazia che ci apre al perdono del Signore alla sua misericordia; è la condizione ideale per imparare a fidarci del Padre che passo dopo passo ci porterà attraverso i “deserti della vita” a godere della gioia e della beatitudine promessa ai suoi figli.

Don Mauro

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Avvisi e calendario domenica 04 Marzo 2018

  PRESBITERI E CAMMINO SINODALE

Il cammino sinodale sulla “Chiesa dalle genti” si intensifica ogni giorno di più. Anche l’ultima sessione del consiglio presbiterale, tenutasi martedì 13 febbraio a Seveso, ha dedicato uno spazio formativo rilevante al tema del sinodo minore. Alcune testimonianze hanno aiutato a comprendere meglio la responsabilità dei presbiteri. Si tratta di maturare scelte molto concrete e coraggiose: come includere nei percorsi di iniziazione cristiana, nella pastorale famigliare, giovanile e vocazionale, nell'animazione liturgica i numerosi fedeli, presenti ormai sui nostri territori da più generazioni e portatori di tradizioni spirituali diverse? Il processo del meticciato di culture, in atto nella società, riguarda con tutta evidenza anche la Chiesa ambrosiana. Padre Dionysios, ieromonaco dell’arcidiocesi ortodossa di Italia ha ricordato ai consiglieri il senso del suo impegno di presbitero, alimentato da una profonda spiritualità monastica, nella cura degli immigrati ortodossi: sa che i loro fedeli per vivere in serenità il loro lavoro da noi hanno bisogno di trovare nel sacerdote e nel culto un punto di riferimento sicuro per la propria “identità in relazione”. Anche la testimonianza di suor Elsy, appartenente ad una congregazione messicana, presente nella nostra diocesi ormai da 20 anni ha colpito molto. Ha raccontato le fatiche di
inserirsi in una cultura tanto diversa dalla sua, ma ha anche testimoniato l’accoglienza sincera del clero milanese che l’ha aiutata con generosità nel suo lavoro. Infine, padre René Manenti, scalabriniano, parroco a santa Maria del Carmine e della parrocchia di san Carlo per i fedeli di lingua inglese ha indicato il percorso di un “noi” ecclesiale che includa le differenze senza dissolverle, come occasione per tutti di conversione all'amore inclusivo di Dio Trinità. Ecco ciò che sta diventando più evidente per tutti in questo cammino sinodale: lavorare per una Chiesa dalle Genti vuol dire avere il coraggio di un percorso più profondo di conversione a Colui che, “innalzato da terra”, attira tutti a sé.

+ Paolo Martinelli
Vescovo e Vicario episcopale

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