Avvisi e calendario di domenica 29 maggio 2016

lacrimatristeII DOPO PENTECOSTE

 

Carissimi parrocchiani,

non c’è nessun documento ufficiale in cui si affermi il diritto alla gioia. Eppure sembra chiaro che ogni persona che viene al mondo abbia questa fondamentale chiamata ad essere felice. Il Signore Gesù nella Pasqua ha invitato tutti quelli che ha incontrato dopo la sua risurrezione a non rattristarsi, a non avere sentimenti di sgomento e pessimismo. La prima persona incontrata dopo la Risurrezione è stata una donna: Maria Maddalena, e proprio a lei che piangeva, Gesù ha ridato il sorriso e la speranza.

Capita troppo spesso di trovare persone tristi: specialmente mamme. I motivi più comuni, e quindi facilmente superabili, sono le crisi adolescenziali dei figli, gli insuccessi scolastici, l’attenuarsi della fede, le amicizie non condivise, gli innamoramenti precoci … Talvolta i motivi sono più gravi: il doppio carico di un’attività professionale, pesante come quella di un uomo, e un “menage” famigliare gravoso, magari senza collaborazione del marito: oppure un figlio completamente perduto, come idee o come moralità, o finito nei tentacoli della droga.

Pensando alla dignità della donna siamo invitati a ridare, soprattutto alle mamme, stressate, preoccupate e quindi non più sorridenti, non solo la loro grande dignità ma anche la possibilità di ritornare a sorridere.

Uno dei primi interventi educativi profondamente incisivi è il sorriso di una madre sulla culla di un bimbo. E l’uomo, che è perennemente un “grande bambino”, ha ancora sempre bisogno di vedere volti materni sorridenti.

Alle mamme della nostra Parrocchia, che talvolta vivono l’esperienza di Maria addolorata ai piedi della croce, auguro di rivivere anche l’esperienza della Madonna sorridente, felice, “contenta come una Pasqua”.

Per questo trascrivo queste “beatitudini per oggi” che ho trovato su una rivista scout: “ Beati quelli che sanno ridere di sé stessi: non finiranno mai di divertirsi. Beati quelli che sanno riposare e dormire senza trovare scuse: diventeranno saggi.  Beati quelli che sanno ascoltare e tacere: impareranno cose nuove. Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi sul serio: saranno apprezzati dai loro vicini. Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri, senza sentirsi indispensabili: saranno dispensatori di gioia. Beati sarete voi se saprete guardare seriamente le cose piccole e tranquillamente le cose importanti: andrete lontano nella vita. Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo: il vostro cammino sarà pieno di sole. Beati voi se saprete interpretare sempre con benevolenza gli atteggiamenti degli altri, anche contro le apparenze: sarete presi per ingenui, ma questo è il prezzo della carità. Beati quelli che pensano prima di agire, e che pregano prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini. Beati soprattutto voi se sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che vi incontrano: avrete trovato la vera gioia e la vera sapienza.

Carissimi, la Pasqua è la festa della contentezza cristiana, cioè della gioia!!!

Un cristiano gioioso sa che può fare tante cose utili che fanno stare bene gli altri: un sorriso ad un bambino e un complimento alla sua mamma, una visita ad un vecchio per toglierlo dalla solitudine, con consiglio dato con umiltà, ad una persona incerta un gesto di amicizia ad un povero. Abbiamo celebrato la “Sagra della Comunità”; grazie a tutti quanti si sono prodigati con gioia mista a fatica, nel sostenerla, realizzarla, credendoci e mettendoci la faccia in prima persona. Cerchiamo tutti di seminare gioia e speranza! Festeggiare significa incontrarsi e stare insieme. La festa è un meraviglioso strumento di comunicazione tra gli uomini: danza, canti, grida, che permettono di capirsi pur senza parlare la stessa lingua. Io, quando faccio festa? … Perché faccio festa? … Come faccio festa? Gesù ci dice che la fede nasce dalla sorpresa di un bene trovato e ricevuto, ma ci dice anche che questi beni marciscono se sono trattenuti.

Ricaricati dalla “Sagra della Comunità” riprendiamo il nostro cammino feriale come Comunità Pastorale con la certezza che Maria ama ciascuno di noi, ogni famiglia, tutta la nostra comunità, e ha a cuore le sorti della nostra Città.

don Mauro

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Avvisi e calendario di domenica 22 maggio 2016

SSTrinitaSS. TRINITA’

La Sagra della Comunità è l’occasione per riflettere ancora una volta sul valore dell’essere Comunità Cristiana.

Il fatto di avere come patrona la Maria è per noi di stimolo e di impegno ad una più profonda conoscenza della Parola di Dio. Meditava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc. 2,51b)

Ecco il nostro impegno per i gruppi di ascolto e la lettura della Bibbia che sono il punto cardine della catechesi agli adulti.

Ma ora parliamo un po’ della Comunità e di quale desideriamo che sia il volto della nostra comunità. Prima di tutto parto da una domanda: quando altri dovessero parlare di noi e della nostra Comunità, cosa desidereremmo abbiano a dire? Io credo che la definizione migliore che possiamo desiderare è che si possa dire anche di noi quello che si diceva della prima Comunità Cristiana: Guardate come si amano!”

Ma in secondo luogo oso sperare di far crescere una comunità cristiana all’insegna della ministerialità, del servizio. Il volto della Chiesa oggi cioè deve essere il volto che corrisponde sempre di più a quella immagine di Chiesa espressa dal Concilio Ecumenico Vaticano II: “La Chiesa è il popolo di Dio che insieme, con l’apporto di tutti, loda il Signore nell’assemblea liturgica paragonata, ascolta la Parola di Dio in tutte le forme in cui viene proclamata e ama il Signore nella persona dei poveri e dei bisognosi, con l’esercizio della Carità”. Oggi più che mai è importante che tutti nella Comunità abbiano a sentire di avere un ruolo, un compito e che questo compito lo vivano con sempre più rinnovato entusiasmo e generosità.

Cosa serve per essere vera Chiesa e veri cristiani? Benché il significato originario di Parrocchia (dal greco paroikia) voglia dire “Chiesa tra le Case” non dobbiamo confondere la Chiesa di mattoni, la Comunità, con la Chiesa vera e propria. È su quest’ultima che possiamo lavorare e migliorare. La Chiesa è associata a tre immagini: la Chiesa è corpo di Gesù; è comunione; è il popolo di Dio. Quindi “il corpo e il sangue di Gesù sono un simbolo che crea la comunità fatta di tante membra diverse da loro ma complementari, il cui ruolo è di dire al mondo che Cristo è il Signore”.

Queste tre immagini non sono sempre visibili e tanto meno percepibili agli occhi dei credenti, e a maggior regione dei non credenti. “L’obbiettivo vero è capire che la Chiesa ha il compito di dire di Cristo al mondo”, cercando di sciogliere l’opinione pubblica dalla convinzione che la Chiesa sia una istituzione, all’interno della quale esiste un rigido ordine gerarchico. Spiegando, invece, che nel mondo esiste un tipo di autorità cattiva, nella quale la libertà è negata, e una buona, nella quale la libertà si sviluppa.

Riporto alcuni versetti della prima lettera di Giovanni, queste frasi sono come il metro per misurare la gioia e la capacità di ciascuno nel comunicare la fede. “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta”

 (1Gv. 1,1-3).

don Mauro

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Festa della comunità - Venerdi 20 - Sabato 21 e Domenica 22 maggio 2016

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Avvisi e calendario di domenica 15 maggio 2016

spiritosanto-raffaello-disputaPENTECOSTE

Carissimi parrocchiani,

il dono dello Spirito dà inizio alla vita e alle attività della Chiesa del Signore.

Tutto ciò che avviene ora in essa avviene nella mediazione del Signore Risorto e nella forza dello Spirito del Signore, e ha come fine ultimo la gloria di Dio, il Padre. Questo è il significato profondo del Regno di Dio annunciato da Gesù e di cui attendiamo il compimento. In questo orizzonte possiamo riflettere anche sul nostro compito: la rinnovazione dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’Eucaristia che introduce e accende i fedeli nella pressante carità di Cristo. La Pentecoste fa della Chiesa una realtà missionaria: essa viene inviata a tutti gli uomini  e in tutto il mondo, per proclamare la riconciliazione offerta da Dio e chiamare l’umanità a conversione. Ecco perché la festa della Pentecoste impone una riflessione sul “dono” dello Spirito Santo.

Troppe volte l’esperienza della fede, quando riflettiamo su di essa, viene ridotta ad un insieme di regole da rispettare, al più ad un grande compito di impegno di cui il credente si è assunto responsabilmente l’onore e che talvolta gli sembra troppo pesante per le sue forze. Ma l’esperienza della fede è prima di tutto esperienza dello Spirito, è accoglienza entusiasta e grata dei suoi suggerimenti, dei suoi inviti: è lo Spirito che rende viva la nostra fede, rianima il nostro cuore, accende in noi il fuoco dell’amore-carità di Dio. “ Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Gv. 14,15) dice Gesù nel Vangelo di oggi: ma come possiamo amare il Signore se non siamo dentro la logica nuova del suo amore, se non sentiamo in noi il fuoco di questo amore grande e misterioso che supera ogni limite e sa affrontare ogni avversità?

Tutto questo non è frutto del nostro sforzo, noi non sappiamo produrre un amore così fatto, possiamo solo accoglierlo come dono, e come dono dello Spirito. È lo Spirito che ci ricorda che siamo figli di Dio e non si stanca di rimetterci in questa verità, che facciamo fatica ad accogliere e ancor più a custodire, che rischia di smarrirsi nelle pieghe della nostra vita immersa nelle cose, presa da mille progetti e da mille tensioni. Ma non manca mai nella nostra vita questo invito dello Spirito, perché possiamo recuperare questa verità come il fondamento su cui costruire la nostra vita.

Come può lo Spirito operare questo in noi? Lo dice Gesù nel Vangelo: “Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv. 14,26).Quando ascoltiamo il Vangelo, esso diventa parola viva, parola rivolta a noi, appello alla nostra libertà perché si converta e si rimetta su strade buone: ma è lo Spirito che compie questa operazione e ci toglie dal grigiore di un’esistenza senza senso, smarrita. Quando allora la nostra vita sembra perdersi nella fatica di ogni giorno, oppure dentro un dolore o una sofferenza troppo grandi, è lo Spirito che ci suggerisce di non arrendersi all’evidenza della realtà, ma di saper guardare dentro le cose e le situazioni per scorgere, dentro e attraverso tutto questo, la presenza dell’amore di Dio: è lo Spirito che ci suggerisce di arrenderci a questo amore, perché esso possa risplendere con tutta la sua forza nella nostra vita.

Per questo lo Spirito “ci insegna ogni cosa”: perché egli sa sempre trovare il modo di farsi strada nella nuova vita, perché possiamo recuperare quella verità che dà senso e valore a tutti i gesti della nostra esistenza, che sa dare fondatezza al nostro sperare, che sa sostenere il nostro cammino.

Questo compagno di viaggio “Spirito fortificante” è perciò molto prezioso, proprio perché, grazie  a lui, possiamo sfuggire al dominio della legge e della carne, a una lettura della vita ripiegata su di sé, attenta solo a sfuggire alle possibili difficoltà e non pronta ad accogliere la ricchezza di ciò che viene incontro e che solo con il coraggio che viene dallo Spirito possiamo accogliere pienamente.

Vieni Santo Spirito!  

don Mauro

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Serata Videogames a MIC!

In occasione della festa della comunità, ecco il programma di sabato 21 maggio!
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Keep calm & prendi nota...

Ecco le date delle serate dedicate ai preadolescenti!
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Avvisi e calendario di domenica 8 maggio 2016

domenicosavioASCENSIONE DEL SIGNORE

Carissimi parrocchiani,

all’angelo che stava alle porte del nuovo anno dissi: “dammi per favore un lume, perché io possa andare sicuro incontro all’incertezza che ho davanti”. Ma lui mi rispose. “Vai pure avanti, anche nel buio, io metto la tua mano nella mano di Dio. Questo è meglio di un lume è più sicuro di un sentiero a te noto”.

Questo proverbio cinese è un invito ad entrare nel mese di Maggio certi dell’accompagnamento divino attraverso tutti i giorni che ci stanno davanti.

“ Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi” (Mt. 28,20b) ha promesso nostro Signore Gesù. E questa certezza viene a noi anche dalla presenza della Vergine Maria. Lei, che sotto la croce ha ricevuto da Gesù il compito di essere madre del discepolo Giovanni (Gv. 19,26-27), continua ad essere madre amorevole e premurosa per tutti coloro che in Giovanni sono stati rappresentati, cioè guida e protezione per tutti coloro che fanno della loro vita un impegno a seguire fedelmente Suo Figlio.

Sia, Maria, la sicura certezza in tutti i giorni oscuri della nostra vita, ci ricordi che esiste sempre la mano di Dio, la quale prende la nostra mano e ci invita ad andare avanti!

“Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia di me come tu hai detto”
(Lc. 1,38). Sono le parole profonde di questa straordinaria e umile giovane che fanno rimanere a bocca aperta e lasciano intravedere in Maria, i primi albori di un cammino che l’avrebbe portata alla santità.

Mi vengono in mente tantissime cose, pensando alla santità, tra cui anche le parole di San Domenico Savio. “ Qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”.

È molto gratificante e incoraggiante questa frase: ci fa comprendere che il traguardo della santità non è soltanto per pochi eletti, ma è l’arrivo auspicabile per ogni cristiano che voglia prendere sul serio il Vangelo.

Ci si fa santi allora, giorno dopo giorno, vivendo la propria vocazione “nella buona e nella cattiva sorte” della vita sponsale, nelle gioie e nelle difficoltà della vita religiosa, nel cammino originale e irrepetibile di ciascuno, cercando di tendere sempre ad un miglioramento interiore per raggiungere una vicinanza più stretta con il Signore e, conseguentemente, raggiungere la vera felicità.

“Insegnami a compiere il tuo volere perché sei il mio Dio”, così preghiamo recitando le parole del salmo 142. Forse l’ingrediente principale per la buona riuscita della “ricetta santità” è proprio la capacità di chiedere a Dio, ogni giorno, di aiutarci a scoprire la Sua volontà per trovare la gioia vera, non quella superficiale delle cose effimere, ma quella che pervade l’interiorità del nostro cuore e dura per sempre. Si tratta a questo punto di fare spazio in noi stessi, rinunciando alla gratificazione dell’esteriorità o di tutto ciò che è futile, per lasciare che la Sua Parola si radichi in profondità. La Parola di Dio è il seme che dobbiamo assolutamente far germogliare in ciascuno di noi per rendere una testimonianza fedele e costante.

E chi può esserci di “modello” e “guida” se non Maria Santissima? Affidiamoci alla sua materna intercessione perché ci aiuti a vivere la nostre giornate, desiderando ardentemente di compiere la volontà di Dio e non la nostra. Fa o Maria, che sappiamo scoprire nelle vicende quotidiane, i disegni importanti che Lui sussurra al nostro cuore e anche quando tutto ci sembra inspiegabile e misterioso, aiutaci a proclamare con fede: “ Padre, sia fatta la Tua volontà” (Mt. 26,42).

Così ogni giorno metteremo un “semino” per fare crescere l’albero della nostra santità.

don Mauro

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