Avvisi e calendario di domenica 31 gennaio 2016

DonBoscoFotoSANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE

S. Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d’Asti nel 1815 da Francesco e Margherita Occhiena, sposata in seconde nozze. Orfano di padre a due anni, era vessato dal fratellastro Antonio che non voleva farlo studiare ma lavorare. A nove anni sognò di affrontare a pugni una banda di monelli che bestemmiavano. Gesù e la Madonna, nel sogno, gli dicevano che quello sarebbe stato il suo campo d’azione, ma non a pugni, ma con la carità cristiana. Così, cominciò tutte le domeniche a fare il saltimbanco per attrarre gente; dopo lo spettacolo, ripeteva la predica del prete.
Nel 1826 il fratellastro lo mandò a fare il garzone in una cascina, ma dopo qualche tempo fu preso a ben volere da un sacerdote che gli insegnò il latino. Fece le scuole praticamente da solo,esercitando nel contempo mille mestieri, ma finalmente potè entrare in seminario e nel 1841 fu sacerdote per mano del vescovo Fransoni.
Il suo amico S. Giuseppe Cafasso lo fece venire a Torino e lì iniziò la straordinaria avventura di questo formidabile apostolo dei giovani, con i suoi oratori, i suoi preti salesiani e lo sterminato numero di opere che scrisse in stile semplice e accessibile a tutti.
Per i suoi ragazzi firmò i primi contratti d’apprendistato della storia d’Italia e non esitò a minacciare il castigo divino sui padroni che cercavano di sfruttarli.
All’Esposizione Universale quei ragazzi destarono la meraviglia presentando una
lavorazione a ciclo completo, dal legno per la carta al libro stampato.
Don Bosco dovette subire vessazioni, attacchi da parte della stampa anti
clericale, attentati da parte di massoni e valdesi, ma sempre se la cavò sia grazie
alla sua notevolissima forza fisica sia ai miracoli. E ne faceva tanti, compresi i
famosi “segni profetici”. Fu il beniamino di Pio IX e in contatto con i maggiori
esponenti politici del Nuovo Regno d’Italia. Il più anticlericale tra essi, Rattazzi,
lo ammirava e lo aiutò perfino, stupito dall’abnegazione dimostrata dai ragazzi
di don Bosco durante un epidemia. Su richiesta di Leone XIII, già vecchio, si recò
a Parigi per raccogliere offerte: fu un viaggio trionfale, con un susseguirsi
sbalorditivo di miracoli.
Il suo programma, anzi, la passione di don Bosco era l’educazione dei giovai, di
quelli poveri e abbandonati: ne raccolse un gruppetto che portava a giocare,
pregare e sovente anche mangiare al Convitto ecclesiastico.
Aiutato da mamma Margherita, pur nell’assoluta mancanza di mezzi materiali e
tra la persistente ostilità di molti, don Bosco diede vita all’Oratorio: luogo di
ritrovo domenicale per giovani che desiderassero trascorrere una giornata in
sana allegria, pensionato con scuole di arte e mestieri per giovani lavoratori e
scuole regolari per gli studi umanistici, secondo una pedagogia che sarebbe
diventata universalmente nota come “metodo preventivo” e basata sulla
religione, la ragione e l’amore. La pratica del metodo preventivo è tutta
appoggiata sopra le parole di S. Paolo che dice: “la carità è paziente, è benigna
la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di
rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male
ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre,
tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. (1 Cor. 4-7).
Don Bosco assicurò la continuità della sua opera fondando la Pia Società di S.
Francesco di Sales ( i salesiani) e le Figlie di Maria Ausiliatrice morì il 31 Gennaio
1888 e fu canonizzato da Pio XI nel 1934.
La presenza attuale di don Bosco tra noi è data dall’azione educativa delle brave
suore figlie di Maria Ausiliatrice, che operano nell’oratorio di Madonna in
Campagna dal 1967; e presenti nell’oratorio di Arnate dal 1940 al 1980
dedicandosi con slancio alla formazione spirituale senza trascurare gli aspetti
ricreativi e sportivi. L’insegnamento di don Bosco: “fate ciò che piace ai giovani
ed essi faranno ciò che piace a voi!” è tenuto vivo nella nostra Comunità
Pastorale che oggi si sente particolarmente in festa.
Auguriamoci che rimangano sempre tra noi e che tengano vivo lo spirito del
loro fondatore.

don Mauro

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